giovedì 29 dicembre 2011

Nella notte di Natale

Ti ringrazio Gesù,
perché sono un bambino fortunato,
ho il sorriso di mamma e papà,
vado a scuola, ho tanti amici.
Nella notte di Natale,
io ti prego Gesù mio,
per i bambini che non hanno niente,
nemmeno un sorriso,
lo sai che sono in tanti sulla terra!
Con le tue mani,
accarezzagli il viso,
e ragalagli un raggio di speranza,
perché è il dono più prezioso che ci sia.

Dedicato ai miei pulcini, poesia di Sandra Mirabella

lunedì 28 novembre 2011

Maschere




Mille maschere danzano ogni giorno
attaccate a colletti inamidati.

Son maschere fatte di cartone,
con occhi dipinti, senza trasparenze,
occhi ritagliati da coltelli affilati,
capaci di ferirti e tirar fuori grida profonde,
e come in una tragedia da piccolo teatro di periferia,
recitano la mia vita e non mi piace.

Maschere scolorite, senz'anima, né sogni,
che stanno in scena coi muscoli contratti,
a mostrar sentimenti mai vissuti,
che non mi sono mai appartenuti.

Tu maschera da tigre furibonda, che minacci,
graffi, ringhi, puoi solo far paura a quella gatta,
che guarda il mondo con occhi trasognati e fa le fusa.
Chi sei tu, maschera da luna, che trascolori
surreale e pallida, appesa con la faccia da fantasma?
Maschera elegante vuoi far la regina? Ti ubriachi di potere
e poi ci credi, e l'ambizione ti corrode il viso.

Non voglio più, non voglio.
Voglio ferirvi, uccidervi.
Voglio trovare la mia vera faccia.
Scaverò tra le macerie dell'anima,
scaverò con le mie stesse mani.

Forse è nascosta nel labirinto dei pensieri,
tra le parole che inventano le idee.

La fatica mi ferma il fiato in gola, ma non trovo il mio volto,
forse non c'é mai stato.
E le maschere fanno uno sberleffo,
ridono in coro e fanno un grande chiasso.

Son persa dentro un dedalo profondo,
ragni domestici filano, di cenere un gomitolo d'Arianna,
ma non c'è il capo e non si può tenere,
si strappa tra le mani e poi scompare.

Folle di rabbia, corro senza meta, e intanto manca il fiato,
non resisto, e vado avanti, avanti per trovare,
la via d'uscita che forse non c'è.

Come in una commedia da teatro,
m'appare sullo sfondo un grande specchio,
tra le mani, impigliato, un filo di speranza,
forse è l'ultimo atto della scena,
guardo con occhi spalancati, per vedere meglio,
con un sussulto non trovo nessuno
e la paura mi fa solo il verso.
poesia di Sandra Mirabella

sabato 12 novembre 2011

Soldato


Una domanda assordante strappa il cielo
e ricade giù in mille piccoli frammenti,
ricade sopra fiori mai cresciuti,
su pietre antiche e terra avvelenata.
Cade sulla tua anima di bimbo
che guarda il cielo con occhi dilatati
dalla nera follia della paura,
che come acido, ti dilania il cuore.


Non sai perché t’han messo quel fucile,
che pesa più di un regno sulle spalle,
e t’hanno detto: ”Quello è tuo fratello!”
ma tu lo sai, non è fratello chi regala morte,
non vuoi il coraggio di schiacciare un fiore.


E la risposta invade la tua mente,
e come fresca acqua allaga il cuore.


“Non servo la pazzia di quei potenti,
non voglio viver dentro un temporale.
Voglio tingermi la pelle dei colori del cielo
e dei tramonti e sentire la carezza del sole sul mio viso".
E la musica lontana diventò sempre più forte…
“Acchiapperò la criniera del vento,
voglio volare sempre più lontano,
verso terre felici che non so,
da chi disegna i grandi arcobaleni,
da chi di notte accende stelle in cielo.


E il sorriso di Dio mi guiderà”

Poesia di Sandra Mirabella

mercoledì 7 settembre 2011

Dentro il cielo






Sotto questo cielo di cristallo,
imprigionate come farfalle in un bicchiere,
le nostre anime assetate di libertà,
si consumano, volando impazzite,
verso un bagliore tenue e remoto,
miraggio di felicità.

Ingannate da una eternità effimera.
Accecate… senza più occhi per guardare,
la bocca senza fiato né parole,
le ali logore e sfinite, confuse e perse
dal caos del destino,
sognano quell’atomo di luce,
che gli mostri la via…
in questa esplosione infinita di universo.




poesia di Sandra Mirabella


















domenica 7 agosto 2011

Il ragazzo e la valigia


Seduto sul mio letto,
guardo quella valigia
ancora aperta,
e nel silenzio assordante
della sera, lancio nell’aria,
alle stelle i miei perché.

Ho mangiato acqua e sogni,
studiando avido un libro
per l’ansia e per la smania
del sapere.

“Madre ora perché
Quando t’ho chiesto pane
Tu m’hai dato
soltanto pietre e sale?

Guarda ho talento vedi?
E so per certo
che potrei essere utile anche a te!”

Allora tu m’hai consegnato
un grande foglio,
pieno d’aria di titoli e parole
e poi m’hai detto:
“Ho già piena la stanza
di clienti, con niente nella testa
ma clienti.

Per te non c’è più posto
Vai più in là!”
Con l'indice hai indicato
quella via, ma non è la mia terra,
Madre mia!

E butto dentro tormenti e delusioni
E insieme, per ricordo,
metto le pietre e il sale che mi hai dato.

Seduto su quel letto,
guardo la mia valigia
ancora aperta e la scelta crudele
fa già male,
ho voglia di restare,
ma so che la speranza è nell’andare.

Chiudo il mio viso dentro le mie mani,
offeso ed avvilito e ormai lo so
che prima o dopo la richiuderò.
poesia di Sandra Mirabella

Tra le pieghe del cuore


Ho voluto cercare
tra le dune dell'anima mia,
quell'amore bambino
di luce e di fuoco,
per dartelo ancora
intero e vivo,
compagno del sentiero della vita.

S'era aperto come un fiore
la mattina,
venne la pioggia
e si rincantucciò,
si nascose tra
le pieghe del cuore,
impaurito deluso,
e si smarrì.

Come un guerriero
volai verso il cielo,
e un raggio al sole
strappai con gran coraggio,
per fargli luce
nella strada persa,
e lui lieto e felice
la trovò.

Adesso è qui
nel cavo della mano
come diamante eterno
splende ancora.
Io te ne faccio dono
nuovamente,
e tu
conservalo con cura
eternamente.

poesie di Sandra Mirabella

L'Italia s'è desta


L'Italia s'è desta una mattina,
come gli occhi assonnati di bambina,
soffice nebbia lieve sfuma i contorni
come un sogno antico.

Il sogno grande di nonni coraggiosi,
che volevano unire sotto un nome,
dei popoli divisi da domini diversi
e tradizioni dissimili tra loro,
come le dita di una stessa mano
utili una all'altro, all'opera grandiosa
di una sola bandiera e un solo nome;

"ITALIA"

Combatterono insieme, e quel fronte li unì
come fratelli. Il sogno finalmente si avverò
ma lunga e faticosa è la salita, e allora
diamoci la mano tutti insieme,
e una grande catena si farà,
comprenderemo che sta proprio là,
che la nostra ricchezza è la diversità,
che distingue regione da regione.

Arte e cultura servono ad unire.
La nostra patria è questa:
tante meravigliose identità,
e la forza di un'unica bandiera che ci accomuna insieme,
è una grande parola:

"LIBERTA'"
dedicata al 150° UNITA' D'ITALIA, Sandra Mirabella

Clandestino


Samir ha lampi di terrore

dentro gli occhi,

fredda paura e morte,

come lame di ghiaccio

scavano dentro al cuore.



Erano in tanti dentro quel barcone

e ha visto i suoi fratelli ,

strappati da quel mare

nero e fondo.

Li ha sentiti gridare,

e impotenti lottare

contro gli scuri mostri

della notte.



Poi più nulla.

Solo il silenzio allibito

su quella bara immensa,

e il dolore che esplode ,

lacerando.



E sale alle sue labbra

il lamento monotono

e profondo,

della terra che piange i figli suoi.



Erano in tanti dentro quel barcone

scomodi e stretti ,

ed il domani addosso per compagno

e sulla pelle,

il coraggio incosciente dell’osare.



Ora con gli occhi

avviliti e spenti,

guardano in là

e trovano la terra

conquistata col

prezzo del dolore.



Non sanno più

dar forma a quel futuro,

quel sole non ha più

nessun colore.



Rialza gli occhi Samir e lentamente

apre la bocca, in una muta

supplica all’Eterno.

“Ridammi la Speranza Dio del cielo".

poesia di Sandra Mirabella

Gocce di mare


E ritorna il ricordo
della terra di sale
da cui siete nati,
germogliati
come fiori
selvaggi e liberi
su rocce bianche
di calcare antica.

E ritornano
echi di tuffi,
parole sussurrate
da bambini,
schiaffi alle rocce
dal mare che gioca.

L'odore amaro
d'oleandro in fiore
e sabbia che vi scorre
tra le dita,
portata via dal tempo.

Stelle di mare
in un secchiello blu
portate al largo
a vivere il
domani...

Nebbia negli occhi
ma nel cuore il sole
umido e caldo,
e gocce di mare...

Dedicato ai miei figli, Sandra Mirabella

Aquiloni


Ho tappezzato il mio cielo

di aquiloni,

e li tenevo stretti nella mano,

per giocare nell’aria

in festa, lieta.



Avevo appeso un sogno

sopra ognuno

e li guardavo

con negli occhi il sole.



Venne la sera

e la fredda luna

ne prese uno e se lo ingoiò

e dopo sulla terra

lo sputò.



Il giorno dopo il sole

ardente in cielo,

con un suo raggio

un altro ne incendiò,

così fu solo cenere nell’aria

ed il sorriso dal viso se ne andò.



Il freddo del maestrale,

una mattina

ne prese altri e me li strappò

e li trasporta ancora verso terre,

lontane e solitarie che non so.



Soltanto due erano ancora in alto,

coi fili stretti nella mano mia,

che li stringeva con rabbia e con dolore.



Ma nella mente, mi nacque un’idea,

fresca, così come nasce una gioia,

sul viso tornò subito il sorriso,

un poco per dispetto e un po’ per sfida.



Alzai la mano al cielo,

e nell’aria colorata del mattino,

liberi di volare io li lasciai.

poesia di Sandra Mirabella

Zafferana


Nei miei giorni

di adesso, non c’è più,

solo nell’anima mia,

io lo ritrovo

quel luogo di ricordi.



Come attraverso un velo

lo rivedo,

e ritorna il sapore

delle more

e l’odor di nipitella

antico e nuovo.



Mi riporta l’immagine serena

di un cielo azzurro e limpido,

di una piccola casa di campagna,

sotto la mia montagna prediletta;

l’Etna maestosa

dalla voce di tuono.



Le piccole stradine con i rovi

e l’odore agrodolce

di ginestra in fiore.

Il color di lillà

sotto quell’albero,

che non ho mai saputo

che cos’era.

E l’antico mulino

che sapeva di muffa

e di mistero,

meta nascosta delle scorribande.



Le esplorazioni attraverso i ciliegi,

che i passerotti andavano a beccare,

le corse a catturare le farfalle,

che dopo si lasciavano volare.



Così come i ricordi volan via,

e nei miei giorni la casa non c’è più.

Ma mi riporta il tempo

a quelle vigne

che digradavan piano verso

l’azzurro dell’immenso mare.



Sento ancora la voce

di mia nonna,

che mi chiama per fare colazione,

con pane caldo e olio

profumato.



E quel ricordo

viaggia dentro me.

E’ tutto vivo ancor

nella mia mente

e son felice se di tanto in tanto,

attraverso quel velo,

io lo rivedo.

poesia di Sandra Mirabella

Maria

Infila le perle Maria,

cuce e lavora

ad un vestito bianco,

che una sposa

un giorno indosserà.



Cuce e lavora

e infila le perle,

china la testa,

per non far vedere,

le lacrime sul viso

e gli occhi pesti.



Torna a sognare

con gli occhi della mente,

quel giorno,

ch’era stato solo suo.



Lieve come una

nuvola d’estate,

bella come regina

per un giorno.

Rivede lui,

l’amore della vita,

e il ricordo sparisce

in un singhiozzo.



E lacerar vorrebbe

quel vestito

e poi sputare

il sapor di sangue

e fiele che le riempie

l’anima e la uccide.



E non ci sta Maria,

lei non ci sta!

Lavora per il pranzo

e per la cena.

Alza la testa

asciuga le sue lacrime

dal viso, e ricuce

gli strappi alla sua vita.



Lieve come una

nuvola d’estate

regina dei suoi giorni,

finalmente!

poesia di Sandra Mirabella

Sotto l'albero del tempo


Sotto l’albero del tempo

mi riposai e la fronte

appoggiai alla sua vita.



E l’albero parlò

coi suoi silenzi,

suoni di canti

portati dal vento,

fruscio d’ali,

e passi vellutati d’animali,

e la serica luce della luna.



Poi rombi di tuono

e l’urlo di cannoni,

strida di belve

dal sembiante umano.

E il gelo della morte cruda e tetra.



Mi ritrassi e non volli

più ascoltare, attonita

ferita, spaventata.



“Appoggia la tua fronte

nuovamente” disse l’albero,

“Perché è un sollievo

per l’anima mia.”



“Ascolta ancora il tempo parla,

la verità ti dice se la vuoi”

Tra le sue foglie udii la nuova vita,

linfa che sale ai rami arsi

e anneriti,

fremiti lievi, ed ali di farfalle

ed il sussurro di un fiore che nasce.



Tutto ritorna tutto ricomincia.

“Ed ora vai insegui la Speranza,

al di là di quell’albero di tiglio.”

Ed io andai.

poesia di Sandra Mirabella