Mille maschere danzano ogni giorno
attaccate a colletti inamidati.
Son maschere fatte di cartone,
con occhi dipinti, senza trasparenze,
occhi ritagliati da coltelli affilati,
capaci di ferirti e tirar fuori grida profonde,
e come in una tragedia da piccolo teatro di periferia,
recitano la mia vita e non mi piace.
Maschere scolorite, senz'anima, né sogni,
che stanno in scena coi muscoli contratti,
a mostrar sentimenti mai vissuti,
che non mi sono mai appartenuti.
Tu maschera da tigre furibonda, che minacci,
graffi, ringhi, puoi solo far paura a quella gatta,
che guarda il mondo con occhi trasognati e fa le fusa.
Chi sei tu, maschera da luna, che trascolori
surreale e pallida, appesa con la faccia da fantasma?
Maschera elegante vuoi far la regina? Ti ubriachi di potere
e poi ci credi, e l'ambizione ti corrode il viso.
Non voglio più, non voglio.
Voglio ferirvi, uccidervi.
Voglio trovare la mia vera faccia.
Scaverò tra le macerie dell'anima,
scaverò con le mie stesse mani.
Forse è nascosta nel labirinto dei pensieri,
tra le parole che inventano le idee.
La fatica mi ferma il fiato in gola, ma non trovo il mio volto,
forse non c'é mai stato.
E le maschere fanno uno sberleffo,
ridono in coro e fanno un grande chiasso.
Son persa dentro un dedalo profondo,
ragni domestici filano, di cenere un gomitolo d'Arianna,
ma non c'è il capo e non si può tenere,
si strappa tra le mani e poi scompare.
Folle di rabbia, corro senza meta, e intanto manca il fiato,
non resisto, e vado avanti, avanti per trovare,
la via d'uscita che forse non c'è.
Come in una commedia da teatro,
m'appare sullo sfondo un grande specchio,
tra le mani, impigliato, un filo di speranza,
forse è l'ultimo atto della scena,
guardo con occhi spalancati, per vedere meglio,
con un sussulto non trovo nessuno
e la paura mi fa solo il verso.
poesia di Sandra Mirabella