Era Chiara una bimba,
occhi come girandole di luna,
per gioco, ricci di giocattoli di porcellana,
e tratteneva nei capelli della madre,
dita assetate di sorrisi.
C'era solo la luna però a sorridere,
in quella stanza dove non entrava mai il sole.
Chiara voleva migrar con gli uccelli,
ma sbatteva le ali al soffitto,
rimaneva ferita, e volare era solo follia.
Saliva sul tavolo
a nascondere le chiavi,
ogni giorno sempre più alto,
il padre,
e faceva nodi fitti e serrati
che nessuna realtà e nemmeno la fantasia
potevano slegare.
Pensiero di zingara,
passato, presente,
non c'era nessuna coniugazione
ad aiutare il suo futuro ad essere diverso.
Lei lo pensava migliore,
poi con la rabbia di sempre,
scagliava pensieri come pietre
addosso al soffitto,
per vedere se cambiava colore.
Cantare aria con colori di sole,
note e profumi di libertà,
parole però non ne sapeva,
seccate e aggrappate alla gola,
restavano là.
Affacciata al balcone
guardava uno stagno,
non c'era però il gabbiano marinaio,
perchè non era il mare del suo sogno.
Se ne andò via un giorno
a giocar con le stelle,
per seguirle e trovare
la strada del mare,
per imparare dal cielo e dal vento
le parole della libertà.
Libertà,
aquilone che danza felice nell'aria,
ma fu solo un momento,
dopo un po' l'aquilone sfuggi dalle dita
come i ricci dei giochi di ieri.
C'era ancora una sola salita,
Chiara, i pensieri verso il cielo a rincorrere il vento,
seduta sull'erba rimase a guardare
e a sognare, sognare del mare.
Poesia di Sandra Mirabella